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I Lambrusco Brothers nascono a Reggio Emilia nel settembre del 2019 dall’unione di quattro personaggi della scena musicale reggiana.

Armando Bolivar è IL trafficante di lambrusco, che, per copertura, suona la chitarra, scrive e canta canzoni.

Data la indole di trafficante gli piace lo sfarzo, motivo per cui è sempre agghindato con giacche di strass e gioielli di dubbio gusto.

Probabilmente come trafficante non è un granchè, si vocifera che abbia più pelo che dinero……forse perché non si taglia i capelli da 10 anni!!

Lui dice che il suo vero tesoro sia la musica.

Lele Abusiv, inventore del genere “Agripunk”.

Il suo motto è “A mè mìn frèga un càz!” (Non me ne frega niente) e ci ha fatto anche una canzone! Sommo estimatore dei piatti tradizionali reggiani e sommelier del gruppo. Appassionato di vino, Lele si diverte a recensire il lambrusco in modo tutto personale. Sostiene che sia il migliore rimedio contro l’invecchiamento: «Donne! Bevete il lambrusco! L’antociano ti dà una mano!»

Il Conte ha una propensione particolare per le canzoni di Celentano, che sa imitare alla perfezione!

Calca le scene con disinvoltura assoluta, la sua versatilità lo porta ad essere uno e tanti personaggi insieme.

Lamiera e microfono sono il suo pane quotidiano, e così ha scritto la canzone “Quanta Lamera” (Quanta Lamiera), sua personalissima rivisitazione dialettale reggiana del brano Guantanamera.

Di età indefinita, si definisce un vecchio Peter Pan che non si rassegna al trascorrere del tempo e cerca ancora l’isola che non c’è.

Il Borko unico, serio cantante e conduttore.

Il più giovane del gruppo, una voce da “manuale”, riesce a cantare qualsiasi cosa con “grazia e delizia”

E le delizie le sa anche cucinare! Uno chef per passione ma bravo come un professionista. Sa fare di

tutto, dalla pasta fresca al barbecue ai dolci di ogni tipo. Ha solo un difetto: fotografa i piatti che cucina ma poi non li fa assaggiare!

Il motivo per cui questi quattro si siano dati alla musica è che, in gioventù, sapevano di non

essere una promessa del calcio e quindi, per attirare il sesso femminile, hanno pensato di iniziare a suonare.

Poi, invece, col tempo, è diventata la loro passione, parte integrante delle loro giornate e della loro vita. Ognuno di loro calca le scene da ormai trent’anni, cantano in Italiano ed in dialetto emiliano, sono molto orgogliosi di portare avanti il cantato del loro volgare.

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